sâmbătă, 17 decembrie 2016


Traducere în română 

Omul cosmic
[...] În simbolismul primordial semnificaţia soarelui încât "Viaţă", "Lumina pământului", e totodată şi simbolul Omului. Astfel precum în cursul său anual soarele moare şi renaşte, la fel, şi omul are „anul” său, în care moare şi naşte din nou. Aceeași semnificaţie a fost sugerată, în origini, de solstiţiul de iarnă, prin care care i se dă caracterul unui "mister". În el forţa solară coboară în "Pământ", în "Ape", în "Munţi" (ceea ce dă impresia că în punctul cel mai jos de-a lungul cursului său, soarele se scufundă), pentru a regăsi apoi o nouă viaţă. În ascensiunea sa, această simnificaţie se confundă cu cea a "Arborelui", care renaşte ("Arborele Vieţii" a cărui rădăcina se află în abis) şi a "Omului cosmic" cu "braţele ridicate", semn de reînviere. Astfel începe un nou ciclu, "anul nou", "lumina nouă". De aceea, data în chestiune pare să fi coincis în trecut cu începutul noului an. Este demn de remarcat faptul că şi Roma antică cunoştea un "crăciun solar": exact în aceeaşi perioadă de 24-25 decembrie, preluată succesiv de creştinism, ea celebra asazisul Natalis Invicti sau Natalis Solis Invicti (Crăciunul Soarelui Invincibil).[...] (Notă a noastră: A se înţelege aici prin Crăciun, semnificaţia etimologică a cuvântului din latină creatio, -onis „naştere”.)

Arborele Vieţii
[...] Întorcându-ne la "crăciunul solar" din origini, am putea observa corespondenţe particulare în ceea ce a supravieţuit ca vestigii, în obiceiurile sărbătoarei moderne. De altfel un ecou înceţoşat este acelaşi obicei popular de-a aprinde pe tradiţionalul brad lumini în noaptea de Crăciun. Arborele, după cum am văzut, valora tocmai ca un simbol de reînviere a Luminii, dincolo de ameninţarea nopţii. Chiar şi darurile care Crăciunul aduce copiilor costituesc un ecou îndepărtat, un reziduu morenic: idea primordială era darul de lumină şi de viaţă  pe care Soarele nou, "Fiul", îl aduce oamenilor. A se înţelege darul atât în sensul său materiat cât şi în cel spiritual. [...]



Textul originar în italiană
[…] Nel simbolismo primordiale il segno del sole come “Vita”, “Luce delle Terre”, è anche il segno dell’Uomo. E come nel suo corso annuale il sole muore e rinasce, così anche l’Uomo ha il suo “anno”, muore e risorge. Questo stesso significato fu suggerito, nelle origini, dal solstizio d’inverno, a conferirgli il carattere di un “mistero”. In esso la forza solare discende nella “Terra”, nelle “Acque”, nel “Monte” (ciò in cui, nel punto più basso del suo corso, il sole sembra immergersi), per ritrovare nuova vita. Nel suo rialzarsi, il suo segno si confonde con quello de “l’Albero” che sorge (“l’Albero della Vita” la cui radice è nell’abisso), sia “dell’Uomo cosmico” con le “braccia alzate”, simbolo di resurrezione. Con ciò prende anche inizio un nuovo ciclo, “l’anno nuovo”, la “nuova luce”. Per questo, la data in questione sembra aver coinciso anche con quella dell’inizio dell’anno nuovo (del capodanno). È da notare che anche Roma antica conobbe un “natale solare”: proprio nella stessa data, ripresa successivamente dal cristianesimo, del 24-25 dicembre essa celebrò il Natalis Invicti, o Natalis Solis Invicti (natale del Sole invincibile). […]

[…] Tornando al “natale solare” delle origini, si potrebbero rilevare particolari corrispondenze in ciò che ne è sopravvissuto come vestigia, nelle consuetudini della festa moderna. Fra l’altro un’eco offuscata è lo stesso uso popolare di accendere sul tradizionale albero delle luci nella notte di Natale. L’albero, come abbiamo visto, valeva infatti come un simbolo della resurrezione della Luce, di là della minaccia delle notte. Anche i doni che il Natale porta ai bambini costituiscono un’eco remota, un residuo morenico: l’idea primordiale era il dono di luce e di vita che il Sole nuovo, Il “Figlio”, dà agli uomini. Dono da intendersi sia in senso materiale che in senso spirituale. […]

Julius Evola

Brani tratti dall’articolo Natale solare ed Anno nuovo apparso sul quotidiano Roma del 5 gennaio 1972. (via Aurhelio).





duminică, 4 decembrie 2016

Debutta in prima nazionale al Teatro India di Roma il 3 e il 4 dicembre (ore 18 e ore 21) Elisabetta di Wied. Sotto falso nome scritto e diretto da Maria Inversi, sulla figura della regina romena Elisabetta di Wied (1843-1916) poeta e scrittrice sotto lo pseudonimo di Carmen Sylva. Nel ruolo della scrittrice amata in particolare per i suoi aforismi, l'attrice e danzatrice Valeria Mafera, sospesa tra realtà, leggenda e immaginazione e accompagnata dalla voce e dal suono alla chitarra di Virginia Guidi.

"Nel testo ho immaginato che attraversasse epoche e giungesse fino a noi moderna com’era, anzi vicina alla gioventù e, forse, più capace di giocare con ironia, sorridendo alla vita pur nel dolore.  Attraverso due frasi che ho scritto su di lei, tento di indirizzare lo sguardo del lettore/spettatore da quel ieri (moti del quarantotto) all’oggi vertiginoso: “…l’annuncio dell’era che cambiava mi poneva nuove domande sull’umanità, Elena, la Romania, la Germania e l’assetto geo-politico dell’Europa…” “… ero come la folata che arriva improvvisa e ti lascia, non più com’eri. Io ero la gioventù…”. Elisabetta scriveva romanzi anche a due mani, poesie, aforismi… sotto lo pseudonimo di Carmen Sylva, mentre manteneva il suo nome per le traduzioni. Poliglotta, attenta al prossimo e alle diversità, ho immaginato che il suo desiderio di essere amata dai romeni e il ruolo di cui era investita, la portarono a privilegiare il romeno anche come lingua madre e creativa. Ironicamente in polemica con le femministe del tempo, si concesse però una fuga da Carol non condividendone alcune scelte, e venne in Italia. Viaggio di cui non vi è fin qui traccia e che, come autrice, ho collocato tra il Nord e il Sud d’Italia, tra città come Venezia e paesini come Ronciglione o Vieste. Il poliglottismo della scrittrice regina viene utilizzato in scena qui e lì a dirci che le lingue con cui dobbiamo convivere e che ci influenzano sono tante e non più pure. In anticipo sui tempi lei capì che
dalla crisi della monarchia sarebbe nato un nuovo assetto politico-sociale che avrebbe attinto ai nascenti valori socialisti (1867: pubblicazione de Il Capitale). Sulla di Wied (nel 2012), tedesca e sposata a Carol I Hohenzollern-Sigmaringen, trovai articoli di stampa internazionale e chiesi alla poeta moldava Tatiana Ciobanu di aiutarmi nel reperimento di testi della Sylva che Ciobanu mi tradusse simultaneamente. Nel prendere appunti mi sono formata l’idea che, del personaggio, offro nello spettacolo. La regia intreccia da sempre classico e contemporaneo, qui canto-vocalizzi (come sua voce interiore che copre circa due secoli) e movimenti tali da giungere ai giorni nostri (o raggiungerci) con provocazione." Maria Inversi

MARIA INVERSI attrice, autrice e regista esperta di teatro e universo femminile. Giornalista e scrittrice membro della Società Italiana delle Letterate.
Direttrice dell'associazione culturale Alfabeti Comuni fondata nel 1991, negli anni di attività teatrale e culturale svolti, ha realizzato spettacoli, eventi e pubblicazioni, e ricevuto riconoscimenti per il suo lavoro sul teatro e l'esplorazione del femminile.
L'interrogazione estetica-etica e contenutistica di Alfabeti Comuni ha posto l'accento sul come narrare un 'io femminile' che partisse dall'essere donna, relazionandosi al mondo dall'interno del sistema socio-politico e dunque culturale.
Premi di scrittura: Premio "Donne e Teatro" promosso da "Inner Wheel" (2000) per "Al di là del filo" (sul tema della guerra), pubblicato con Edizioni Borgia, Roma; "Io no - Dio conta le lacrime delle donne" (monologo sulla violenza sessuale) è stato finalista per la drammaturgia al Premio Flaiano (2000) e Aquilegia Blu (Torino, 2000) e primo premio “Piceno” (2003); "Non voglio più ricordare" (racconto), primo premio Fersen (2003), attraverso il quale il testo è stato pubblicato anche, con "Editoria & Spettacolo"; "Una porta aperta verso Oriente (racconto) è nella cinquina del “Premio Teramo” 2004 e premio “Piceno” anno 2003; "Un vestito azzurro", dittico per quattro personaggi, viene segnalato nel volume "Donne e Teatro - Inner Wheel" (2003), "Un uomo senza Ambizioni" ha ricevuto il primo premio "Donne e Teatro" 2004 (la commissione era presieduta da Franca Angelini).

VALERIA MAFERA si è diplomata all’Accademia “Silvio D’Amico”, ha frequentato vari seminari di interpretazione (Ivana Chubbuck e Nikolaj Karpov, Francesca De Sapio, Michele Monetta). Studia danza classica per poi specializzarsi nei linguaggi del contemporaneo a New York e in Italia con Giorgio Rossi (“Sosta Palmizi”), Sasha Ramos e altri. A teatro è diretta in ruoli primari e non (tra gli altri) da Mauro Avogadro, Simone Carella, Armando Pugliese, Matteo Garrone, Marco Lucchesi, Renato Giordano, Vanessa Gasbarri e molti altri. Al Cinema e in Tv: Togliani, Fineschi, Clemente, Ciccone, Canitano, Ponticelli, Elia e altri. E’ stata scelta per alcune campagne pubblicitarie, tra cui: Regione Lazio e Banca di Roma. Svolge volontariato per la Croce Rossa Italiana.

VIRGINIA GUIDI si specializza al Conservatorio S. Cecilia di Roma con una tesi sul rapporto tra interprete e compositore nella musica elettroacustica. Oltre alla musica di scena, la sua attività spazia dalla musica cameristica a quella contemporanea. Si è esibita in Italia e all’estero (Washington D.C. - Ambasciata Italiana; Pechino - National Centre for the Performing Arts; Roma - Camera dei Deputati, Accademia Filarmonica Romana), su reti televisive nazionali e in importanti Festival di musica e di arte contemporanea. Dal 2013 è direttrice artistica del Festival di Musica Classica Note tra i Calanchi di Bagnoregio (VT).


ELISABETTA DI WIED. SOTTO FALSO NOME
3 dicembre ore 18 - 4 dicembre ore 21
Teatro India (via Lungotevere Vittorio Gassman, 1)

Testo, allestimento e drammaturgia musicale
Maria Inversi

Attrice e danzatrice: Valeria Lafera
Voce e chitarra: Virginia Guidi
Assistente alla regia: Maria Antonietta Trincucci
Ufficio stampa e comunicazione: Renata Savo
Traduzione dal romeno delle poesie e aforismi: Tatiana Ciobanu
Foto: Carlo Christian Spano
Aiuto organizzazione generale Gaia Polidori

Biglietti
Intero: 20 euro
Ridotto: 18 euro
Gruppi di sei persone: 10 euro
Operatori: 7 euro

info Associazione Alfabeti Comuni | T. 338.942.41.43 info@alfabeticomuni.it
prenotazioni Teatro di Roma | T. 06 684000346  | Renata Savo 3201915523
ufficio stampa di Maria Inversi | Renata Savo T. 3201915523 rensavo@gmail.com
Siti web: http://www.alfabeticomuni.it/ ; http://www.teatroedonne-inversi.it/